PRESBITERIO

 

Spogliato nel corso dei secoli del coro ligneo e dell’altare maggiore, trasferito nel Duomo nella cappella dell’Immacolata, il lungo e profondo presbiterio doveva far parte dei disegni dovuti  a Gabriele Riccardi, che fu il primo architetto delle fabbriche celestine.

L’abside polilobata conclude quel vano che è  interamente dominato dall’attuale altare maggiore, in policromo commesso marmoreo settecentesco di manifattura napoletana, proveniente dalla chiesa dei SS. Nicolò e Cataldo e qui ricomposto nel 1956 anno in cui, in S. Croce e nel Duomo, si celebrarono le solenni funzioni liturgiche per il XV Congresso Eucaristico Nazionale.

Sulla parete sinistra si nota il monumento funebre di Mauro Leopardi da Mesagne, abate del convento dei Celestini, completato da un elogio epigrafico fatto collocare sul sepolcro del suo predecessore nel 1689 dall’abate don Bernardo De Rojas.

Quattro dipinti del Settecento decorano le pareti: sulla sinistra l’Adorazione dei pastori e l’Annunciazione, copia quest’ultima dell’originale solimenesco, più noto come Annunciazione Pisani; frontalmente a questi, sulla parete destra, la Visita di Maria a Sant’Elisabetta e la tela de Il riposo nella fuga in Egitto del pittore Matteo Nicolò Bianco, che copiando Luca Giordano contribuì alla diffusione del gusto barocco nell’area tra Manduria, Gallipoli e altri centri limitrofi. Sempre su questa parete si nota un interessante portale del 1558, dagli stipiti ad encarpi annodati, che anticamente era l’altare, sormontato dallo stemma gentilizio della famiglia Adorno, che nella basilica aveva sepoltura.

Infine l’organo polifonico dei patavini fratelli Ruffatti, inaugurato nel 1956.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

  1. PAONE, Guida di Santa Croce, Galatina, Congedo Editore, 1994.
  2. PAONE, Chiese di Lecce, Galatina, Congedo Editore, 1981.
  3. PALADINI, Guida storico ed artistica della città di Lecce, Lecce, Editrice Salentina, 1952.